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“Un solo raggio di sole è sufficiente per cancellare milioni di ombre”

Cinque anni dopo, la pandemia ha riconfermato l’attualità delle parole di Papa Francesco pubblicate nel giugno del 2015. A riesumare tali contenuti, il 4 ottobre di quest’anno è stata inaugurata la Cappella vivente Laudato Sì presso il giardino botanico di Porto Caleri a Rosolina Mare, una struttura, realizzata dall’architetto Mario Cucinella, che esalta la relazione uomo-natura, con un caloroso invito al rispetto dell’una per l’altro. Un evento che ha portato al dialogo figure a volte troppo distanti fra loro: dai massimi vertici amministrativi dei comuni partecipanti alle rappresentanze ecclesiastiche capitanate dal cardinale Peter Turkson. Straordinario anche il supporto musicale del tenore Francesco Grollo, del maestro Diego Basso e altri famosissimi artisti e cori.

Un’orchestra musicale, ma anche politica, religiosa, sociale, ambientale, che ha interpretato uno dei documenti più importanti del nostro secolo che si pone oltre qualsiasi fede, ideologia o corrente politica: L’Enciclica Laudato Sì.

Uno scritto meravigliosamente profetico, terribilmente attuale, illuminante, provocatorio. Laudato sì, sulle note del canto di San Francesco d’Assisi, ci ricorda che la nostra “casa comune” è come se fosse una sorella. Una sorella alla quale stiamo provocando del male a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso di risorse. La violenza insita nell’animo umano si manifesta come degrado del suolo, dell’acqua, dell’aria e degli esseri viventi, e la terra “teme e soffre le doglie del parto”.

Quest’Enciclica è una dura ma obiettiva presa di coscienza sulla realtà della nostra casa comune, la terra con il suo Creato. E’ un riassunto educativo della situazione in cui si trova il mondo: inquinamento e surriscaldamento globale, la mancanza d’acqua, la carenza di biodiversità, il degrado sociale, l’indifferenza.

In risposta è dunque necessario tornare ad interagire responsabilmente con il resto delle specie viventi. Sta tutto nella definizione di “ecologia integrale” che comprende le dimensioni umane e sociali, in simbiosi con la questione ambientale. E’ dunque necessario un mutamento radicale, che dovrà rinnovare sia l’uomo che le cose fatte dall’uomo, partendo dal sistema tecno-finanziario, incompatibile con la società armoniosa, fino ad arrivare all’arte di governare la pólis, spesso diretta a mantenere o aumentare il potere di pochi.

L’Enciclica invita a partire dalle risorse, dall’acqua, dalla terra, dall’agricoltura per promuovere un’ “ecologia integrale”: ambientale, economica, sociale, culturale che protegga il bene comune e sappia guardare al futuro. L’ecologia integrale è aperta verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Si deve tendere ad una riconnessione tra uomo e Creato, e ristabilire quel rapporto che potrà restituire un rinnovato senso, un rinnovato piacere, di saper stare al mondo.

La speranza parte dagli umili, coloro che sono più vicini alla terra. D’altro canto, lo dice anche l’etimo della parola, humus, dalla quale deriva anche l’umano stesso. La cura dell’ambiente dev’essere al centro dell’attenzione per una continua ricerca di modelli di sviluppo rispettosi della terra.

Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.” Così afferma San Francesco, protettore di tutti coloro che lavorano nel campo dell’ecologia, con un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Egli era infatti in armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con sé stesso, e ci dimostra che se ci uniamo con tutto ciò che ci circonda, la cura per l’ambiente fiorirà naturalmente. La preoccupazione per la natura, l’impegno sociale, l’aiuto ai più poveri e la pace interiore stanno alla base dell’equilibrio dell’essere umano.

E’ necessario rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Tuttavia, molte iniziative pensate per risolvere la crisi ambientale sfociano in un nulla di fatto a causa del rifiuto di alcuni potenti o del disinteresse manifestato da chi non ne ha ancora preso coscienza. L’indifferenza, la rassegnazione o la fiducia cieca nelle soluzioni tecniche rappresentano infatti una minaccia per la nostra “casa comune”.

Il clima è di tutti e per tutti. Tuttavia, proprio a causa dell’attività umana, si sta registrando uno straordinario riscaldamento globale. La continua emissione di gas serra infatti e il loro accumulo nell’atmosfera, ostacolano la dispersione del calore. L’effetto è ulteriormente accentuato dall’uso spropositato di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. La tecnologia, influenzata dalla finanza, non riesce nell’intento di individuare tutte le relazioni che vengono a crearsi fra le cose, e molte volte risolve un problema solo parzialmente, o completamente ma creandone altri.

“I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità” afferma Papa Francesco. La soluzione è di tendere ad una rivoluzione culturale, cogliendo tutti gli sviluppi sostenibili offerti dalla scienza e dalla tecnologia. “Quando pensiamo alla situazione in cui si lascia il pianeta alle future generazioni, entriamo in un’altra logica, quella del dono gratuito che riceviamo e comunichiamo” prosegue.

L’Enciclica alcune linee di orientamento e di azione. La sezione 165 invita ad abbandonare i combustibili fossili: “Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas deve essere sostituita progressivamente e senza indugio”. Si chiede che politica ed economia cooperino per una reazione globale responsabile, senza affannarsi per l’utile economico o per accrescere il potere, nel nome di una sostenibilità culturale, sociale, economica e ambientale.

Straordinaria la vicinanza delle parole di Papa Francesco, riassunte nella sezione 26, con la filosofia estremamente innovativa di InfinityHub. Tornado al documento:

“Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di biossido di carbonio e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione. Tuttavia, in alcuni Paesi ci sono stati progressi che cominciano ad essere significativi, benché siano lontani dal raggiungere una proporzione importante. Ci sono stati anche alcuni investimenti in modalità di produzione e di trasporto che consumano meno energia e richiedono minore quantità di materie prime, come pure in modalità di costruzione o ristrutturazione di edifici che ne migliorino l’efficienza energetica. Ma queste buone pratiche sono lontane dal diventare generali.”

La natura e tutto ciò che ci circonda è un dono, non possiamo fare altro che ringraziare e servire cum grande humilitate.  In tal senso InfinityHub è sulla retta via e opera per il bene della nostra “casa comune”, seguendo costantemente i trend della sostenibilità, dell’efficienza energetica e del risparmio. Azioni ordinarie che troppo spesso vengono riconosciute come tali. E se il segreto fosse proprio compiere le cose ordinarie con un amore straordinario?

Giovanni Michelon

Venezia 18 ottobre 2020

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