ISTUD Business School, una delle istituzioni più autorevoli della formazione manageriale italiana, ha dedicato il workshop 2025 a una domanda che attraversa imprese, cittadini e istituzioni: “Green Deal o Green Crash?”. Si tratta di un interrogativo che divide e polarizza, perché dietro questa scelta apparente si nascondono le paure legate al tema energetico, le aspettative industriali e la necessità di ripensare profondamente le infrastrutture del Paese.
Un evento per capire davvero dove sta andando la transizione
Il workshop ha riunito voci qualificate del mondo industriale, accademico ed energetico, offrendo un quadro concreto e articolato della transizione. Danilo Bonato (Erion) ha aperto con una riflessione sull’eventualità che il Green Deal diventi un mezzo più che un fine; Alessandro Bottarelli (ABB) ha illustrato l’impatto economico delle filiere low-carbon; Marella Caramazza (ISTUD / Cottino Campus) ha sottolineato il ruolo del management come leva per generare impatto sociale.
Sul fronte dell’economia circolare, Roberto Sancinelli (Montello Spa) ha evidenziato il valore di nuove forme di riciclo della plastica. Nel settore energetico, Valentino Piana (Economics Web Institute / ONU) ha presentato soluzioni green già vantaggiose per consumatori e lavoratori, mentre Paolo Peroni (Rödl & Partner) ha indicato rinnovabili, accumuli, CER e PPA come leve prioritarie. Alessandro Marangoni (Althesys / Irex) ha mostrato dati record sugli investimenti nelle rinnovabili e Riccardo Bani (Teon) ha evidenziato il potenziale delle pompe di calore nel termico.
Massimiliano Braghin (Infinityhub) ha posto l’accento sulla conoscenza condivisa come acceleratore della twin transition; Andrea Farinet (LIUC) ha analizzato opportunità e limiti dell’intelligenza artificiale; Mario Calderini (Politecnico di Milano) ha richiamato la necessità di ricomporre innovazione e sostenibilità. In chiusura, Maurizio Guandalini, chairman dell’evento, ha ricordato la necessità di coniugare crescita e tutela ambientale.
Le dieci domande che sconvolgono il mondo green
Nel corso della diretta streaming del 26 novembre 2025, economisti, accademici, imprenditori e innovatori hanno poi affrontato le “dieci domande che sconvolgono il mondo green”, spaziando dai costi dell’energia alla neutralità tecnologica, dalla modernizzazione degli edifici alla mobilità, dai biocarburanti al ruolo delle comunità. Tra i relatori — personalità come Valentino Piana, Mario Calderini, Riccardo Bani e Alessandro Marangoni — il contributo di Massimiliano Braghin, Presidente e Co-Founder di Infinityhub S.p.A. Benefit, si è distinto per visione, concretezza e un approccio profondamente umano.
Un titolo che non chiede “o”, ma invita a osservare
Massimiliano Braghin apre il suo intervento partendo proprio dal titolo della conferenza. La presenza di due opzioni, Green Deal o Green Crash, non va interpretata come una necessità di scegliere un lato. Al contrario, entrambe le traiettorie possono coesistere, come nel paradosso quantistico del gatto di Schrödinger. Finché non entriamo nella “stanza”, finché non viviamo davvero la transizione, entrambe le possibilità restano aperte.
Questa metafora diventa chiave di lettura dell’intero intervento. Secondo Massimiliano Braghin, le imprese e le società di progetto di Infinityhub convivono quotidianamente con la possibilità di successo e con quella di stallo. Il punto decisivo è osservare e fare esperienza. Un esempio evidente arriva dal suo vissuto personale: in sette anni ha percorso cinquecentocinquantamila chilometri con un’auto elettrica. Solo vivendo la transizione — nei tempi di ricarica, nella marcia silenziosa, nella gestione quotidiana — si comprende cosa significhi davvero cambiare paradigma.
Lo stesso discorso vale per i progetti di efficienza energetica. Non sono concetti, ma cantieri, persone, diagnosi, impianti, edifici sportivi, centri commerciali, immobili residenziali, hub tecnologici come Comonext e le ex fabbriche Olivetti di Ivrea. Sono esperienze concrete che mostrano come la transizione non sia un’idea, ma un lavoro quotidiano.
Il rischio di crash è reale solo per chi resta fermo
A questo punto Massimiliano Braghin introduce un tema fondamentale: il crash non colpisce chi innova, ma chi rimane immobile. È un rischio che riguarda chi non evolve, chi salta da un’opportunità speculativa all’altra, chi crea domanda e offerta in modo artificioso, chi si oppone al cambiamento per inerzia o convenienza.
Al contrario, per chi sceglie di entrare “nella stanza del gatto”, il Green Deal rappresenta un’evoluzione naturale del sistema energetico. Tornare indietro sarebbe paradossale. L’upgrade tecnologico, culturale e sociale è già in corso e non può che accelerare. Ma per far sì che l’evoluzione sia condivisa, occorrono modelli aperti, collaborativi, capaci di generare valore diffuso. Secondo Massimiliano Braghin, anche le società per azioni dovrebbero lavorare come cooperative, superando rendite di posizione che da decenni frenano la crescita del Paese.
Questo passaggio è accompagnato da un richiamo all’intelligenza artificiale, definita “una protesi umana” che accelera processi, competenze e organizzazioni. Non è un semplice strumento di calcolo, ma un’estensione del nostro modo di lavorare, con opportunità e rischi che vanno compresi attraverso l’esperienza diretta.
La cultura dell’esperienza condivisa
Un filo rosso dell’intervento è la centralità dell’esperienza. Massimiliano Braghin cita San Tommaso per spiegare quanto sia necessario “mettere il dito nella piaga”: bisogna osservare da vicino, toccare la materia della transizione, comprenderla nella pratica e non soltanto nella teoria. Lo stesso vale per l’educazione. Da padre di tre figli, ricorda come la vera conoscenza nasca dalla partecipazione, dalla sorpresa condivisa, dall’apprendimento reciproco. È questo spirito che guida i progetti di Infinityhub e che alimenta la costruzione di comunità consapevoli.
Una transizione nata dal basso: il Modello Y
La parte centrale dell’intervento è dedicata alla storia e alla struttura del Modello Y di Infinityhub. È un modello nato otto anni fa con venti azionisti fondatori e diventato oggi una comunità di 530 soci, con oltre 1600 investitori e sostenitori attivi nelle diciannove società progetto che operano in tutta Italia. È una transizione generata dal basso, resa possibile dal crowdfunding, dalle partnership industriali e dal coinvolgimento diretto di cittadini, imprese e territori.
Ogni grande intervento nasce da un SRL dedicata; Infinityhub investe nelle diagnosi e nella progettazione; si raccoglie circa il venti per cento del capitale attraverso equity crowdfunding o club deal; il restante ottanta per cento viene finanziato dal sistema bancario. La società di progetto incassa un canone di noleggio operativo da parte dell’utente energivoro, canone che è sempre inferiore al risparmio energetico generato. Il modello sta in piedi da solo, senza bisogno di contributi pubblici o incentivi straordinari, perché si basa su logiche di efficienza, risparmio e bilanci sostenibili.
I numeri confermano il valore del modello: otto milioni di euro raccolti e quaranta milioni di lavori realizzati. Secondo i dati Enea, ogni milione di euro in interventi di efficienza energetica attiva ventuno lavoratori. Ciò significa che, con un miliardo di capitale, si potrebbero realizzare cinque miliardi di lavori, generando più di centomila posti di lavoro. È una visione che mostra la portata sistemica della transizione.
La conoscenza come leva di fiducia e accelerazione
Massimiliano Braghin insiste su un punto spesso trascurato: le tecnologie esistono, ma manca la consapevolezza. La distanza più grande non è tra chi progetta e chi installa, ma tra chi conosce a fondo le tecnologie e chi potrebbe beneficiarne. È qui che Infinityhub ha costruito una delle sue caratteristiche distintive: raccontare il progetto prima, durante e dopo. Questo processo permette di condividere informazioni, creare consapevolezza tecnica e finanziaria, e generare un livello di fiducia che attrae capitali e rafforza la cooperazione.
La fiducia, dice Massimiliano Braghin, è il vero moltiplicatore. Quando una comunità partecipa al capitale di una società e ne comprende il funzionamento, la diffidenza si scioglie e il progetto diventa desiderabile. La twin transition accelera quando non è imposta, ma quando nasce dal desiderio. “Desiderare — ricorda — significa tendere alle stelle.”
Superare gli ostacoli: unire per andare avanti
Secondo Massimiliano Braghin, non siamo di fronte a un Green Crash, ma a un processo di selezione naturale dei modelli. Sopravvivono quelli capaci di superare tre ostacoli: la burocrazia, la frammentazione sociale e industriale, e la diffidenza degli utenti finali. Quando l’informazione circola e il capitale è condiviso, la burocrazia rallenta meno, la frammentazione si riduce e la fiducia cresce. L’efficienza energetica abbassa i costi, aumenta l’indipendenza energetica e alza il valore degli immobili e delle aziende. La dimensione benefit genera un impatto sociale tangibile, che rafforza i territori e le comunità coinvolte.
Infinityhub, con un rating ESG di 91/100 ottenuto senza spinte esterne, dimostra che è possibile essere sostenibili non solo nei progetti, ma nella cultura stessa dell’organizzazione. Le partnership con attori industriali, finanziari e istituzionali diventano la leva per scalare rapidamente e diffondere valore condiviso.
La scienza dell’unità: Faggin, Bohm e la fine della polarizzazione
La parte conclusiva dell’intervento diventa quasi meditativa. Massimiliano Braghin richiama l’opera di Federico Faggin e del fisico David Bohm per ricordare che la separazione è spesso una costruzione mentale, utile alla nostra esperienza quotidiana ma lontana dalla natura profonda dell’universo. Bohm sosteneva che le particelle sono due aspetti dello stesso processo. Per Massimiliano Braghin, allo stesso modo, Green Deal e Green Crash non sono due alternative opposte ma due potenzialità coesistenti. È l’unione — non la contrapposizione — a determinare il risultato.
Evoca anche l’eredità di Adriano Olivetti, esempio di visione industriale e sociale basata sulla coesione. Con emozione, invita a partire da ciò che è vicino: la casa, il quartiere, il comune. È lì che si costruisce l’unione che rende possibile un vero decollo. “Et-et, non aut-aut”, ricorda citando il proprio padre spirituale: è la logica dell’integrazione, non della divisione.
La transizione come scelta di felicità e di unione
L’intervento di Massimiliano Braghin all’ISTUD unisce esperienze concrete, riflessione filosofica, prospettiva industriale e radicamento territoriale. Mostra che la transizione ecologica non è un destino già scritto, ma una scelta quotidiana, personale e collettiva. Non c’è un Green Deal inevitabile né un Green Crash imminente: c’è la possibilità di costruire uno o l’altro in base ai modelli, alle comunità e alle decisioni che adottiamo.
La transizione, per Infinityhub, è già realtà nei cantieri, nelle relazioni, nei progetti realizzati. Funziona quando diventa desiderabile, condivisa e fondata sulla fiducia. Funziona quando persone diverse si uniscono nella costruzione di valore. Funziona quando si sceglie di entrare nella “stanza del gatto” e di osservare davvero ciò che accade.
E soprattutto funziona quando diventa, come suggerisce Massimiliano Braghin, una scelta di felicità.
Innovazione, sostenibilità e impatto sociale. Ne abbiamo discusso l’anno scorso, sempre a ISTUD. Se vuoi saperne di più sull’argomento leggi l’articolo sul nostro blog: Social Impact di ISTUD: Innovazione e Sostenibilità al Centro
Collaborazioni tra Istud e Massimiliano Braghin:

